Con un libro e nessun pettegolezzo.
Lucio Magri ci lascia un libro – bello, rigoroso, appassionato – sulla storia del Pci, inquadrata nella storia del comunismo come fenomeno mondiale del XX secolo, storicamente esaurito ma non riducibile alla illusione travolta dal fallimento del socialismo reale, né alla galleria degli orrori dittatoriali e alla miseria morale e materiale cui si ha ora la tendenza a risolverlo. Comunismo come movimento collettivo, invece, che ha riguardato la vita di milioni di persone e che ha assunto con gli anni un carattere sempre più differenziato, e che in Italia, in particolare, ha dimostrato una straordinaria capacità di radicamento nella società nazionale per almeno trent'anni. Per raccontare la storia, riconoscendo con onestà ogni sconfitta, Magri ha scelto anche una forma di riorganizzazione della speranza dando al libro il titolo di un celebre apologo di Brecht, Il sarto di Ulm. L'artigiano dell'apologo, nel 1592, credette di aver inventato l'apparecchio con cui un essere umano poteva volare. Invitato perfidamente dal vescovo della sua città a provarne l’efficacia, si lanciò nel vuoto dal piano più alto del palazzo e morì sfracellandosi sul selciato. Eppure, poco più di tre secoli dopo, l’essere umano sarebbe stato capace di volare.