4 settembre 2009

De mansuetudo

Lettura sul treno Oslo-Mydral, 15 agosto 2009, pioveva.
"Non si telefonarono più. Morini avrebbe potuto farlo, ma a modo suo, già da prima che gli amici si mettessero alla ricerca di Arcimboldi, aveva iniziato, come Schwob a Samoa, un viaggio, un viaggio che non era intorno al sepolcro di un coraggioso ma intorno a una rassegnazione, un'esperienza in un certo senso nuova, perché questa rassegnazione non era ciò che comunemente si definisce rassegnazione, e neppure pazienza o spirito di adattamento, ma piuttosto uno stato di mansuetudine, un'umiltà squisita e incomprensibile che lo faceva piangere del tutto a sproposito e in cui la sua immagine, quello che Morini percepiva di Morini, si diluiva pian piano in modo graduale e inarrestabile, come un fiume che smette di essere fiume o come un albero che brucia all'orizzonte senza sapere che sta bruciando."

Roberto Bolaño, 2666; traduzione di Ilide Carmignani, Adelphi, Milano 2008, p. 142.

"Sceglieva La Metamorfosi invece del Processo, sceglieva Bartlebly invece di Moby Dick, sceglieva Un cuore semplice invece di Bouvard e Pécuchet e Canto di Natale invece di Le due città o del Circolo Pickwick. Che triste paradosso, pensò Amalfitano. Neppure i farmacisti colti osano più cimentarsi con le grandi opere, imperfette, torrenziali, in grado di aprire le vie dell'ignoto. Scelgono gli esercizi perfetti dei grandi maestri. In altre parole, vogliono vedere i grandi maestri tirare di scherma in allenamento, ma non vogliono saperne dei combattimenti veri e propri, quando i grandi maestri lottano contro quello che ci spaventa tutti, quello che atterrisce e sgomenta, e ci sono ferite sangue e fetore."
Idem, pp. 285-286.
31 agosto. Ho finito oggi di leggere i due volumi che raccolgono il capolavoro di Roberto Bolaño (Santiago del Cile, 1953; Barcellona, 2003) misteriosamente intitolato 2666. Ancor più della Norvegia – che pur mi ha ammaliato – sarà questo fluviale, bellissimo romanzo a rendere indimenticabile la lunga estate del 2009. C'è chi ha scritto che si tratta di un romanzo "incompiuto", io credo sia soltanto visceralmente reale: incompiuto non è il romanzo ma la vita stessa.

3 commenti:

carmelo ha detto...

adoro le citazioni degl ialtri dei libri che amo! guardare da un'alktra prospettiva.
vorrei riportare le tue citazioni su
http://www.archiviobolano.it/bol_let_lettori_cit.html

ma avrei bisogno dell'indicazione delle pagine
un 2011 colmo di passioni e di bellezza!

bianca ha detto...

Le pagine, dici? Ma ci sono, vedi bene. Entrambe da "2666", la prima è da p. 142, la seconda dalle pp. 285-286.
Ciao, Carmelo, buon anno anche a te!

carmelo ha detto...

sorry!!!!!
beh le riportero' nell'archivio