Gli anni che vanno dal 1930 al 1970, oltre all’esperienza orrenda del nazi-fascismo e della II Guerra Mondiale, sono stati il tempo che ha rivelato tre filosofe che segnano profondamente il nostro tempo. Simone Weil e la sua ispirazione etico-religiosa; il suo gnosticismo la porta verso una ricerca dell’Assoluto che non può esprimersi se non nella vicinanza agli ultimi. Hanna Arendt che indaga la trasformazione plebiscitaria delle democrazie e il male come comportamento banale della specie umana, che aspetta solo le condizioni di giustificazione per rivelarsi in tutto il suo potere terrorifico.
Simone de Beauvoir, che esperisce il tentativo di creazione di una nuova morale che parta dalla certezza che le morali tradizionali non superino la consapevolezza della limitatezza dell’essere umano. Tre pensatrici che fanno del Da-sein heiddeggeriano più che una chiave interpretativa, una condizione.
L’essere gettati nel mondo obbliga. Hanna Arendt rifiuterà l’ultima filosofia di Heiddegger, privilegiando l’agire come essere per gli altri, ritornando sui passi di Husserl e Kant. Il 14 aprile del 1986 a Parigi decedeva Simone de Beauvoir. Bastiana Madau con il suo Simone, le Castor. La costruzione di una morale non si limita a celebrarla, ma con un saggio filosofico intenso ricostruisce il suo pensiero e la sua ricerca. La costruzione morale, che a suo dire, attraversa l’intera opera: dai saggi ai romanzi alla sterminata autobiografia. [...]
Continua nel sito del periodico Sardegna Soprattutto cliccando sul titolo dell'articolo di Nicolò Migheli: Simone de Beauvoir e la costruzione di una morale per la felicità
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