E niente, alle 18 e 30, puntualissima, percorrevo via della Pietà, che da casa porta giù in via Roma, che tagliando porta in piazza Sebastiano Satta, che attraversando porta nella via omonima, che percorrendo per 15 metri in discesa porta al museo. Il quale museo era la mia meta. Era. Mica sono arrivata, infatti: sono caduta due minuti prima, da due centimetri di sandali, come due pere cotte, all'altezza della chiesetta di Santa Croce (grazie, eh, Santa Cro'), sbucciandomi di brutto un avambraccio.
"Ma dove hai la testa, dove?". Refrain.
Ho fatto il percorso a ritroso, e se prima profumavo di shalimàr, ora puzzo di citrosìl.
Mi scuseranno gli amici che aspettavano con l'idea di riempirci le tasche di vol-au-vent e andare a cincischiare al Tettamanzi, ben sapendo che Vivian Majer sarà più contenta quando l'andremo a trovare in una fresca mattina di settembre, a pipinara finit... ahi! che male, mannaggia.
"Ma dove hai la testa, dove?". Refrain.
Ho fatto il percorso a ritroso, e se prima profumavo di shalimàr, ora puzzo di citrosìl.
Mi scuseranno gli amici che aspettavano con l'idea di riempirci le tasche di vol-au-vent e andare a cincischiare al Tettamanzi, ben sapendo che Vivian Majer sarà più contenta quando l'andremo a trovare in una fresca mattina di settembre, a pipinara finit... ahi! che male, mannaggia.
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