Negli
 anni sessanta e sino ai primi settanta del secolo scorso, quando ero 
bambina io, la festa della mamma non esisteva, almeno non a casa nostra.
 Maggio era invece "il mese di Maria", ci dicevano le grandi, cioè la 
maestra, la catechista, le madrine, le zie materne. Sicché, con la mia 
amichetta d'infanzia e di vicinato Lina, che purtroppo non c'è più, a 
maggio andavamo a raccogliere fiori di campo per fare l'altare alla 
madonnina di maggio, in Piazza 'e Cumbentu. 
Era
 un gioco bellissimo. Rivestivamo di carta colorata un fustino vuoto di 
detersivo per lavatrice, conservato con cura all'uopo; chiedevamo alle 
nostre rispettive mamme, Maria Itria e Caterina, dei centrini fatti 
all'uncinetto per addobbarlo, collocandovi poi sopra dei barattoli di 
vetro pieni di fiorellini di campo raccolti nel sentiero ai piedi della 
collina di Santu Paulu. Chiamavamo il coloratissimo allestimento s'artareddhu (l'altarino).
Io lo faccio ancora, usando una seggiolina vecchissima che non ho il coraggio di buttare. Lo faccio per poesia.
 
   
 

 

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