12 agosto 2016

Lui

D'improvviso è nuvolo e si sente tuonare in lontananza: sta per arrivare un temporale d'agosto. Chiaro, non può essere di settembre, penso, e temporeggio. Ma intanto sento che il pensiero di lui sta occupando tutta la mia mente: "è giunta l'ora... è giunta l'ora...".
Sì, in effetti è arrivato il momento di fare pace, ma ancora non realizzo. Il fatto è che non ne ho voglia: perché devo fare sempre io il primo passo...?
Sento che sto per arrendermi all'idea di non avere scelta, se non voglio che la situazione peggiori sino a costringermi a riavvicinarmi sotto il solleone. E dunque mi avvio, mogia mogia, facendo leva sul rumore consolante dei tuoni. "Eccomi qua – lo saluto, vinta ma non convinta –, riprendiamo il discorso abbandonato da troppe settimane?"
Mi guarda in cagnesco, ma devo farmi coraggio; vado avanti: "Senti, tu devi solo ringraziare il temporale, altrimenti col cavolo che tornavo da te!"
E a queste parole sento già le camicie cantare contente (le maledette...), e il cielo che menomale vien giù.

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