Guardo dall'alto della terrazza l'automobile parcheggiata in cortile: il vetro anteriore riflette il cobato del cielo e le grandi nuvole bianche spazzate dal maestrale, vicinissime alla terra. Penso che mai come oggi le cose importanti sono apparse così vicine le une alle altre, e
vicine a me. La mia casa alla casa natale, ai vicoli di Nascar, al
camposanto, al mio cuore, alla mia testa, ai miei cari, ai vivi e ai
morti. Ai più piccoli di noi.
Mamma ci ha lasciato il 10 agosto, in un pomeriggio caldissimo: era sfinita, ma, quando mi sono rivolta all'infermiera per domandarle qualcosa di lei, ha avuto comunque la forza di dirmi "parla con me...". E io ho parlato, abbiamo parlato, di cose piccole, non ricordo bene. Era stanca, si è addormentata, o a me così è sembrato: che dormisse...
Quella notte ha piovuto di continuo, una pioggia sottile, era tutto buio. L'unica stella cadente era nel mio cuore, e nel cuore delle mie sorelle e di mio fratello.
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