"Ancor prima di essere una figura sociale, ispirata a una declinazione 
specifica del soggetto neo-liberale (imprenditore di se stesso, l’Io 
S.P.A.) l’intellettuale di se stesso è una forma di intuizione. È un 
atto rivolto verso il conoscente e non è orientato verso l’altro, un 
oggetto, il mondo. Nel suo caso il conoscere si incarna in una forma di 
intuizione spirituale il cui obiettivo è l’auto-riconoscimento in quanto
 soggetto agente dell’intuizione. Intuendo se stesso [...] fonda un’ontologia dell’essere presso di sé. Tale ontologia si 
forma nei dintorni di quel luogo oscuro, ma cogente e pienamente 
operante, del Soggetto. Un Soggetto che continua a essere il mistero 
del discorso pubblico e culturale, pur essendo stato pienamente 
decostruito dalla filosofia critica o dalla genealogia di Michel 
Foucault, dalla differenza di Jacques Derrida, dall’immanenza nel 
pensiero di Gilles Deleuze."
30 maggio 2015
18 maggio 2015
Usciamo?
Issimus?  Accurzeddu,  a nos piccare un azzicu 'e sole,  un azzicu 'e ventu. Pro abbarrare in tira,  chi sind'andet sa nue,  de sa solidade s'istrìa. Chi si nd'andet s'istrìa. 
(sms di Mag)
9 maggio 2015
Mi fermo su questa immagine
Mi fermo su questa immagine con tristezza e con il desiderio di poter 
confortare lo sgomento di ogni ragazza e ogni ragazzo ritratti nel 
silenzio carico di domande troppo più grandi di loro, di me, e ancora di
 noi... Come se già non bastasse il peso di un futuro che pare 
impossibile, in questa terra appiattita dall'assenza di prospettiva, 
come se non bastasse il fatto che sia già così difficile mantenere 
l'impegno nello studio,  coltivare con la forza della sopravvivenza la tenacia
 e anche onorare il sacrificio dei propri genitori... Ma come si fa ad 
andare avanti?... Si va, nonostante tutto, perché nella domanda di 
futuro, insieme alla nostalgia che possa mai arrivare, c'è una speranza 
che nel solo fatto della propria giovinezza trova la sua giustifcazione,
 il naturale sapore di una promessa. E si va avanti, dunque, si 
continua, a volte con durezza, a volte con gioia, con incoscienza e con 
leggerezza... Ma di fronte al male — che mi rifiuto di scrivere con la 
maiuscola, così come di considerare ineluttabile —, a questo 
male nitido come una lama, gelido come una parete di ghiaccio che cade 
all'improvviso sulla strada del mattino, il male che falcia la vita di 
un giovane compagno, amico, fratello... cosa pensare, come continuare 
nell'impegno,  nella gioia, nel coraggio...? Perché è accaduto?  Com'è 
possibile che ancora, in questa terra già così provata, ci siano belve 
con fattezze umane che ancora osano minare la già così fragile incerta 
promessa di futuro?... Oggi per i ragazzi è il giorno del silenzio e del
 pianto, oggi si ha bisogno di un abbraccio e dobbiamo darglielo, 
rassicurarli con tutto l'amore e il dolore comune per non farli sentire 
soli: non sono soli, dobbiamo dirglielo con convinzione. Ma presto — 
domani, subito — che sia data loro, anche a loro, una risposta limpida 
di legalità e di giustizia, la sola che può consentire di riprendere il 
cammino con forza e con coraggio. Senza Gianluca, ma con lui, e anche 
per lui.
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