Intellettuali d'oggi, idioti di domani,
ridatemi il cervello che basta alle mie mani. Profeti molto acrobati
della rivoluzione. Oggi farò da me, senza lezione ♪♫
29 gennaio 2014
25 gennaio 2014
22 gennaio 2014
L'ora d'aria
«Nuoro, una piazza. Un luogo di ritrovo dove
l'unica luce è quella del fuoco, elemento che richiama la dimensione
primitiva dell'uomo e la sua tendenza a riunirsi attorno ad esso. Il
deserto del buio provinciale è colmato dai ragazzi la cui
presenza, dove la luce del fuoco non arriva, è percettibile solo grazie
alle sigarette, delle piccole lucciole in mezzo alla notte. Arriva il
contrasto con un'altra dimensione: la luce dei fari; il loro bagliore
interrompe la "danza" della tribù. In questo specifico caso questa forte
luce artificiale è al servizio delle telecamere, occhi esterni che
ricordano ai ragazzi di non essere soli in quel cortile dove consumano
la loro "ora d'aria".»
Autore: Agostino D'Antonio
20 gennaio 2014
13 gennaio 2014
Non avere più nessuno a cui chiedere consiglio
Che altri si vantino delle pagine che hanno scritto;
io sono orgoglioso di quelle che ho letto
J.L. Borges
«Proprio ieri il New York Times ha dedicato un articolo al tema del lettore non più solitario, ma solo. L'indagine muove da Virginia Woolf, che nel 1925 notava quanto fosse difficile leggere un romanzo. Ebbene, se ciò era vero circa un secolo fa, ora l'impresa risulta ben più ardua. Infatti, da un lato la capacità di concentrazione risulta atrofizzata dal multi-tasking (il piacere-dovere di svolgere più occupazioni insieme), dall'altro appare spesso disturbata dalle attrattive di iPad, iPhone o computer. Ecco allora la principale fonte di smarrimento che ha colpito il lettore: la perdita di quella dimensione spirituale che Simone Weil chiamava "attenzione", e un filosofo quale Malebranche definiva "preghiera naturale dell'anima".
Subito dopo una simile menomazione, chiunque voglia oggi affrontare un libro degno di questo nome (e non i prodotti di consumo battezzati da Andrea Coltellessa "monnezzoni scala-classifica"), si imbatterà in un'altra difficoltà, dovuta alla scomparsa della critica letteraria giornalistica.
In tutto l'Occidente, da metà Ottocento, la stampa contemplava la presenza di una figura semi-sacrale, un professionista delle lettere chiamato a orientare il pubblico in base alle proprie riconosciute competenze. Inutile ricostruirne l'estinzione (basti dire che sin dal 1893 Sainte-Beuve vedeva i rischi di una "letteratura industriale"). Certo è che ormai la sua funzione è stata sostituita da quella di testimonial, tifosi, acquirenti.
E qui va riportata una definizione di Tiziano Scarpa: così come al musicologo è subentrato il dj (ossia disc-jockey, dal termine inglese "fantino", per indicare colui che "monta" un disco, spingendolo sulle vette della top ten), ora è la volta del bj, o book-jockey, che sprona i libri verso l'empireo dei best-sellers. Ecco quindi cantanti, attori, comici o semplici lettori pubblicizzare libri. Il risultato è ovvio: la verticalità gerarchica della rubrica letteraria si è trasformata nell'orizzontalità rizomatica del blog, oppure si leggono semplicemente le recensioni dei lettori su Amazon o, addirittura, i passaggi dell'opera che gli stessi hanno sottolineato di più nei loro Kindle. Invece del consulto professionale di uno specialista (fiscalista, idraulico, ortopedico), ci si scambia pareri fra clienti, utenti, malati. Altrimenti detto, sarebbe come salire il Cervino, affidandosi a un collega d'ufficio o a un chitarrista, piuttosto che a una guida alpina. In tal modo, alla fisiologica solitudine del lettore, se ne è aggiunta un'altra, patologica e deontologica: non avere più nessuno a cui chiedere consiglio.»
Da La solitudine del lettore, un articolo di Valerio Magrelli ne La Repubblica di domenica 12 gennaio, pp. nn.
In tutto l'Occidente, da metà Ottocento, la stampa contemplava la presenza di una figura semi-sacrale, un professionista delle lettere chiamato a orientare il pubblico in base alle proprie riconosciute competenze. Inutile ricostruirne l'estinzione (basti dire che sin dal 1893 Sainte-Beuve vedeva i rischi di una "letteratura industriale"). Certo è che ormai la sua funzione è stata sostituita da quella di testimonial, tifosi, acquirenti.
E qui va riportata una definizione di Tiziano Scarpa: così come al musicologo è subentrato il dj (ossia disc-jockey, dal termine inglese "fantino", per indicare colui che "monta" un disco, spingendolo sulle vette della top ten), ora è la volta del bj, o book-jockey, che sprona i libri verso l'empireo dei best-sellers. Ecco quindi cantanti, attori, comici o semplici lettori pubblicizzare libri. Il risultato è ovvio: la verticalità gerarchica della rubrica letteraria si è trasformata nell'orizzontalità rizomatica del blog, oppure si leggono semplicemente le recensioni dei lettori su Amazon o, addirittura, i passaggi dell'opera che gli stessi hanno sottolineato di più nei loro Kindle. Invece del consulto professionale di uno specialista (fiscalista, idraulico, ortopedico), ci si scambia pareri fra clienti, utenti, malati. Altrimenti detto, sarebbe come salire il Cervino, affidandosi a un collega d'ufficio o a un chitarrista, piuttosto che a una guida alpina. In tal modo, alla fisiologica solitudine del lettore, se ne è aggiunta un'altra, patologica e deontologica: non avere più nessuno a cui chiedere consiglio.»
Da La solitudine del lettore, un articolo di Valerio Magrelli ne La Repubblica di domenica 12 gennaio, pp. nn.
Carrie Schneider, "Bianca reading Sylvia Plath" (Ariel, 1966) |
12 gennaio 2014
Lettere dal Sonora
Aragon, Artaud, Breton, Crevel, Desnos, Éluard, Prévert, Tzara, Cahun,
Jean Arp, Buñuel, Dalí, Max Ernst, Giacometti, Iché, Magritte, Matta,
Miró, Man Ray, Tanguy... Se fossero vivi canterebbero, filmerebbero,
scolpirebbero, dipingerebbero i curricula strepitosi che volano nel
deserto.
6 gennaio 2014
Il cielo di gennaio
"Cosa fai in piedi così tardi?"
"Sto contando le stelle."
"Ne conosci davvero tutti i nomi?"
"Sì, certo."
"Quante ne hai contate?"
"Cento."
"Ce ne sono molte più di un cento."
"Lo so."
"Perché hai smesso?"
"Cento sono sufficienti. Una volta che ne hai contate cento, tutte le altre centinaia sono uguali."
"Sto contando le stelle."
"Ne conosci davvero tutti i nomi?"
"Sì, certo."
"Quante ne hai contate?"
"Cento."
"Ce ne sono molte più di un cento."
"Lo so."
"Perché hai smesso?"
"Cento sono sufficienti. Una volta che ne hai contate cento, tutte le altre centinaia sono uguali."
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