9 aprile 2013

Le parole nuove

Era il giorno della festa di Santa Barbara, protettrice dei minatori, e per la prima volta mio nonno mi portò a una gara poetica, tediandomi ai limiti della vertigine. Le voci dal palco mi arrivavano come una nenia monotona e triste, e così, non appena nonno si distrasse incantato dal tenore e da Zizi e Pazzòla, gli lasciai la mano e corsi in piazza a vedere la bancarella dei giocattoli. 
Lì davanti un gruppo di minatori discuteva animatamente intercalando al sardo parole inaudite, che alle mie orecchie sembravano oscene, insomma “parolacce” (proibite a casa mia). Intanto nonno, che già mi cercava, mi raggiunse, trovandomi imbronciata. “Sono maleducati questi signori”, gli dissi indicando il capannello e snocciolandogli le parolacce ascoltate: "verticalizzazione", "pinerolo", "gabbie salaliali", "scippo" e "scioppo". Ricordo che mi abbracciò ridendo sonoramente, poi mi riprese per mano e ci incaminammo verso casa. Lungo la strada mi parlò di un villaggio di raccoglitori di banane, di una compagnia battente bandiera americana che di tanto in tanto arrivava a portarsi via il raccolto, dando una paga da fame ai contadini poveri. E raccontando mi spiegò le parole nuove.

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