"Le piccole chiese brune perdute nelle pianure desolate o nei monti solitari, e che hanno l'impronta delle costruzioni pisane o andaluse, sono circondate da una tradizione semplice o leggendaria".
Quel che scriveva Grazia Deledda vale ancora per la bellissima "chiesa bruna" dedicata a Nostra Signora di Gonare, eretta in una cima talmente stretta e perigliosa da farle assumere un fascino da finis terrae. E da lassù, guardando a est e a ovest quando non c'è foschia, si vedono i due mari.
Oggi, 8 settembre, le comunità di Orani e Sarule vi rinnovano l'antica festa dedicata alla Madonna, una tradizione nota e sentita in tutta la Sardegna; da sempre, infatti, da ogni punto dell'isola arrivano in pellegrinaggio le genti per partecipare alle messe che si succedono nella chiesetta: portano un cero alla Madonna e poi comprano il torrone dai tonaresi o un cavallino e una bambolina di plastica dalle bancarelle allestite per la festa nell'antica "corte" circondata dalle cumbessias. Da sempre il sacro e il profano, con gesti semplici, si tendono la mano.
Gonare, 8 settembre 1962. Una famiglia di Desulo in pellegrinaggio a Gonare. Sullo sfondo, a ridosso di una cumbessia, la bancarella del su turronarju. Dal documentario di Fiorenzo Serra L'ultimo pugno di terra.