"La luna cade sui piatti, sui libri chiusi, sul pavimento. Cade piena, senza ombra, come se per un momento fermasse la necessità e l'orrore del mutamento e il bianco assorbisse nel suo cerchio l'oscurità degli addi, la sosta nell'angustia degli spazi e il lacerarsi che ci rende vivi. Ora è l'unica luce sulla ninnananna che canto alla bambina ricordando le parole senza mai pronunciarle. A bocca chiusa, a occhi chiusi, ascoltando il suono dell'acqua che si muove e impercettibilmente sale, più forte del mutamento, degli addii, del sonno che ci confonde...".
(Antonella Anedda, La luce delle cose, Feltrinelli, Milano 2000, p.179)
"Partì il giorno dopo per un'altra isola. Nel battello finì di leggere un ultimo libro, e arrivò il conforto delle parole, vicinissime, della ninna nanna corsa ricordata dall'autrice nell'ultima pagina:
Siamo venuti a dormire,
siamo venuti a sognare.
Non è vero, non è vero
che siamo venuti a vivere sulla terra."
(Nascar, Poliedro, Nuoro 2003, p. 52)