31 marzo 2016

Ciao Antonia

Oggi accompagneremo Antonia per il suo ultimo viaggio, "e sembrerà di vederla viva là in mezzo, che chiede a tutti: cosa ci fate qui, a questo rito?", come ha scritto Umberto, stamattina, componendo un ritratto di lei totalmente empatico, colmo di stima e affetto, evocandone il grande senso della propria e altrui libertà di essere come si è, nel mondo. 
Antonia era così: curiosissima, accogliente. Ed era un modo molto suo quel fare domande di cui conosceva già le risposte, come se queste ultime, comunque, non bastassero ad afferrare il mondo, i problemi, i conflitti, la musica, i paesaggi e i paesi, la vita e la morte, le situazioni. E infatti non le bastavano: doveva catturarle anche con la luce, e non arrivavano comunque mai abbastanza nitide. E continuava a fotografare, infatti, a fotografare e a domandare, a domandare e a fotografare, in una ricerca costante, sempre più meravigliata, non finita, interrotta troppo presto.
Fotograferà da un punto del cielo, stavolta – e chissà quale, poi: non lo sappiamo, non so se lo sapesse – nel tentantivo di capire, noi, ciò che nessuno mai capirà. 
Buon viaggio, amica, che la terra ti sia lieve.
Antonia Dettori, dalla ricerca "Immigrazione a Nuoro", [s.a.]

21 marzo 2016

¿Qué cantan los poetas andaluces de ahora? ♪ ♫ ♩

Sentii per la prima volta questa vecchia canzone quando ero bambina. La passavano a Cararai o a Per voi giovani, trasmissioni radiofoniche che ascoltavano le mie sorelle, poco più grandi di me. Non capivo tutte le parole ma tutte mi affascinavano, con quel loro suono così dolce e misteriosamente – allora, per me – simile a quello della lingua materna. Più tardi, forse già al primo anno del ginnasio, scoprii che la canzone degli Aguaviva – così si chiamava il gruppo spagnolo che la interpretava –, era tratta da una poesia di un autore andaluso di lontane origini italiane, Rafael Alberti, che scrisse la "Balada para los poetas andaluces de hoy" nel 1970, durante il suo esilio dalla Spagna franchista. A quel punto, un po' famelicamente, scoprii tutto quello che c'era da scoprire di quella feroce dittatura e dei poeti che uccise. Scoprii la “Generación del '27”, ma, più di tutti, Federico García Lorca, che volli conoscere a fondo e non smisi mai più di amare, intanto che la vecchia canzone, mai più ascoltata, con il tempo cadde nel dimenticatoio... Ricomparve una sera in un pezzo di carta, più di 20 anni dopo, ma lì per lì non la riconobbi. Soltanto qualche tempo dopo ancora, rileggendo i versi che – ronzandomi nella testa, proprio come nell'aria estiva ronzava in giardino qualche zanzara – avevo scritto, compresi di non avere mai dimenticato quella ballata, il suo ritmo e, forse, la bambina che ero stata. Una bambina che, pur non capendo le parole, sentiva la verità: i poeti andalusi non erano soli.

*  *  *
 
Estate, giardino, zanzare, foglio, Calagì, anni fa.

Ite naran sos pitzinnos cando pessan a sa vida?
Ite nan sas mamas cando lis dana a papare?
Ite contana sos babbos cando lis dana dinare?

In cale domo jocat?
In cale domo brigat?
In cale dom'ammorat?
In cale domo naschit
como
sa limba?

Ite pintan sos putzones cando sun supr'e su nie?
Ite cantan sas pitzinnas iscurtzas in su mare?
Ite pessat s'ammorau chi si viet chene unu vrancu?
E sos vetzos, in istìu, in custos caminos bodios?

In cale domo morit
como
sa limba?

Ite contat' a sa cria prima 'e nde la durmire?
It'isperat su denotte chin sa janna già tancada?
Ite pessat, su manzanu, si la ponet in caminu?

In cale domo naschit
como
sa limba?

Solu in domo nostra si podet ischidare
e ind unu tempus de torrare a pessare
e allughere
a l l u g h e r e
pro arrimare su ocu chene conca
chi l'est achendhe su coro
a una chisìna.

17 marzo 2016

Ricordando Simone de Beauvoir a 30 anni dalla sua morte

Un anniversario di straordinaria importanza è quello che ricorda, a trent'anni dalla sua morte, la mai dimenticata filosofa francese Simone de Beauvoir, una delle più importanti e significative voci dell'intelletualità europea del Novecento, che si spense nella sua Parigi il 14 aprile del 1986. Nata il 9 gennaio del 1908, dopo il liceo studiò filosofia a La Sorbonne, dove conobbe il giovane Jean-Paul Sartre, destinato a tenere le fila di un universo di pensatori, scrittori e artisti con i quali Simone intrecciò un dialogo filosofico e politico arricchito da una particolare attenzione verso gli avvenimenti storici di quegli anni. Un confronto costante che gradualmente fece approdare la giovane filosofa nella res publica dell'esistenzialismo francese, nella quale trovò un posto tutto suo. Coerente con i canoni più autentici dell'esistenzialismo, seppure declinato in un'epoca intrisa di drammi e di contraddizioni, la sua voce si caratterizzò da una profonda esigenza di sincerità e da un acuto sentimento della responsabilità. In tal senso Simone de Beauvoir assolse appieno la funzione descritta da Sartre in Che cos'è la letteratura? (1947), per cui la scrittura, lungi dall'ignorare il mondo, è ad esso che deve rivolgersi, alla condizione umana, e – abbandonando l'idea che si possa fare una lettura imparziale della società – operare affinché nessuno possa più ignorare i fatti e dirsene innocente: «se si entra nell'universo dei significati non si può più uscirne; se si lascia che le parole si organizzino in libertà, formeranno delle frasi e ogni frase contiene l'intero linguaggio e rimanda a tutto l'universo». La figura di Simone de Beauvoir segna così il passaggio a un modello innovativo di intellettuale, che nella complessa società moderna non può più scrivere per sé o esercitarsi meramente nell'arte dell'eloquenza, bensì, tenendo alta la consapevolezza che il pensiero rivolto a un esterno “politico”, esercitare un impegno segnato da un moto anti idealista e approdare a una sorta di dimensione che oggi diremmo “militante”. Simone de Beauvoir operò in tal senso, ma sempre a partire da sé, sviluppando una riflessione attenta alle dinamiche della costruzione del sé, rivelando la totale determinazione ad accogliere quella che definì come “la grande avventura di essere me stessa”; un atteggiamento, quest'ultimo, che la caratterizzò fortemente come pensatrice e ne determinò la grandezza. L'analisi, la denuncia, la riflessione, la proposta nutrirono la sua scrittura di un chiaro impegno orientato alla ricerca di soluzioni ai problemi sia individuali sia collettivi. Nei saggi e nei romanzi come nella vasta autobiografia e negli innumerevoli articoli e interventi nei periodici a lei contemporanei è rintracciabile e ancora vitalissima la singolare esperienza di un'intellettuale che, coerente con la filosofia abbracciata, ha fatto della sua vita una lotta permamente. 
Il suo pensiero intorno al rapporto tra filosofia e vita è espresso con chiarezza in L'esistenzialismo e la saggezza delle nazioni (1948), in particolare quando sostiene che l'essere umano non può sfuggire la filosofia perché non può eludere la propria libertà. Non può sussistere una separatezza tra filosofia e vita, perché ogni approccio all'esistenza contiene in sé una scelta filosofica, e l'ambizione di una filosofia è proprio quella di diventare uno stile di vita che porta in sé la sua giustificazione. 
I temi affrontati da Simone de Beauvoir nei saggi sono gli stessi che appaiono in embrione nella monumentale opera autobiografica (Memorie d'una ragazza perbene [1958], L'età forte [1961], La forza delle cose [1966], A conti fatti [1972], vissuti in prima persona, e sono gli stessi che ritornano anche nei diversi romanzi, e in particolare, per quanto riguarda ancora l'ambito memorialistico, Una morte dolcissima (1964) e La cerimonia degli addi (1964). Sono temi segnati dalle contraddizioni e dall'ambiguità dell'esistenza: dalla scelta di un mondo senza Dio, allo smarrimento dell'essere umano privato della garanzia dei valori eterni e assoluti; dalla coscienza che si sperimenta come unica e sovrana, all'inevitabile inquietudine che nasce dalla percezione dell'esistenza dell'altro; dal rifiuto delle morali assolute e inautentiche, all'impegno per la creazione di una morale mai definita e sempre da inventare; dalla consapevolezza della propria finitezza e precarietà individuali, al bisogno di trascendenza e di giustificazione dell'esistenza. Particolare rilievo è stato dato dalla filosofa all'elaborazione teoretica dei temi dell'esistenzialismo francese del Dopoguerra, dalla cui prospettiva osserva la questione dell'emancipazione femminile: Il secondo sesso (1949), una delle opere più celebri e importanti per il movimento femminista a livello mondiale, è ancora oggi una pietra miliare nella storia del pensiero delle donne.

9 marzo 2016

Punto e virgola

Ho appena letto un articolo sul punto e virgola (sì, sul punto e virgola, quello che si usa per fare le faccine), che tuttavia non vi propinerò: so già che non ve ne può fregar di meno e, forse, anche, vi capisco. Ma io, piena d'affetto per il segnetto di dosaggio, vorrei mostrargli solidarietà, per la sua vita diventata così fragile in un mondo che trabocca di punti da spavento punto! punto!!1! e puntini come fila di formiche..........; decantarne le lodi, scrivergli un canto; farci un film o almeno un corto, un cortino, un cortello, che non è il romano di coltello. Punto e virgola, tu sei bello.