15 febbraio 2016

Courbet ha vinto, viva Courbet

Un anno fa Facebook blocca il profilo del critico d'arte Vittorio Sgarbi per la pubblicazione di una foto scattata al Musée d'Orsay che lo ritrae davanti all'Origine du monde; qualche giorno fa la Corte di Parigi ha detto sì alla causa intentata da un insegnante contro il social network perché il suo account è stato bloccato per la pubblicazione dell'immagine della medesima opera. Ma insomma, niente di stupefacente, anzi: se Goustave Courbet venisse a sapere che, dal 1886 a oggi, un'opera nata per provocare, turbare, ecc. ha perso la sua forza espressiva e lascia pacifici e indifferenti i nostri contemporanei non sarebbe contento nemmeno un po'. Ciò detto, chi perde non lo so, in compenso, in questo caso, so chi non ha perso.
Rothko room

13 febbraio 2016

Orsay


Vacci, hai detto. Ci sono andato.
Mi sono sprofondato dentro. E anche fuori, al margine. Il mio fiato era trattenuto.

Quattro macchie color nocciola, caprioli: due da una parte due dall’altra, li divide il fiume trasparente – azzurro. E sono solo sguardi, immobili, tutti in direzioni diverse, mentre intorno i tanti colori suonano per sostenere il verde. Sul fondo, dov’è più lontano, un capriolo incurante beve l’acqua con gli occhi – e beve; poco più in là sulla stessa sponda, un altro è voltato all’indietro, dove si inerpica la vegetazione e il fiume risale attraverso l’impetuosa cascata, per poi perdersi laggiù, ancora più lontano, nei territori invisibili della lontananza tutta, quando il ricordo si confonde col sogno, ed è il solo che vive, ed è sempre: un muretto screpolato, le cicale ebbre di sole, le papere che nuotano nel lago, le dispettose danze dei girini… Più vicini – solo il silenzio c’impedisce di toccarli – gli altri due caprioli. Uno ha anche lui il muso verso l’acqua, ma più di sbieco, e con l’occhio raggiunge il mio occhio – mi guarda. Tranquillo. L’altro è anche lui voltato all’indietro, ma non nel fuori lontano, che sogna – il suo sguardo, come inquieto, scavalca la parete rocciosa, attraversa il silenzio: ha sentito un rumore? Eppure non mi sono mosso, il mio fiato è ancora sospeso… Forse allora la sua è una premonizione, neanche lui sa di che, come un sospetto, un odore, un vento di sconosciuto futuro – ma almeno non sono io, quel futuro annunciato, non esserlo tu. Con il passo riservato della memoria, senza respirare, ancora, allontànati in punta di piedi, evitando di quel sentiero foglie e rametti: è così breve l’eternità dell’estasi, e delicata, un nulla può dissolverla, e per sempre – e d’improvviso sarà paura.

N.B. Non confondere con Remise des chevreuils en hiver: di caprioli ce n’è uno solo – e fa freddo.
Giuseppe A. Samonà, La remise des chevreuils, in Vice Versa, marzo 2014. 
La remise des chevreuils au ruisseau de Plaisir-Fontaine
Gustave Courbet, 1866, Musée d'Orsay

4 febbraio 2016

In uno spazio non lirico e non retorico

Devo molto
a quelli che non amo.

Il sollievo con cui accetto
che siano più vicini a un altro.

La gioia di non essere io
il lupo dei loro agnelli.

Mi sento in pace con loro
e in libertà con loro,
e questo l'amore non può darlo,
né riesce a toglierlo.

Non li aspetto
dalla porta alla finestra.
Paziente
quasi come una meridiana,
capisco
ciò che l'amore non capisce,
perdono
ciò che l'amore mai perdonerebbe.

Da un incontro a una lettera
passa non un'eternità,
ma solo qualche giorno o settimana.

I viaggi con loro vanno sempre bene,
i concerti sono ascoltati fino in fondo,
le cattedrali visitate,
i paesaggi nitidi.

E quando ci separano
sette monti e fiumi,
sono monti e fiumi
che trovi sui ogni atlante.

È merito loro
se vivo in tre dimensioni,
in uno spazio non lirico e non retorico,
con un orizzonte vero, perché mobile.

Loro stessi non sanno
quanto portano nelle mani vuote.

"Non devo loro nulla" –
direbbe l'amore
sulla questione aperta.


— Wislawa Szymborska  
(trad. dal polacco di Pietro Marchesani)
 
Costantino Nivola, L'investigazione dello spazio

1 febbraio 2016

Aforismi inconsolabili

"Non si porta consolazione agli afflitti con le afflizioni di chi vive nella comodità".
Incredibile, ve'? Lo ha detto la povera Lady D, mica Antonio Gramsci, il quale, invece, in una delle Lettere dal carcere scriveva:
"Spesso chi vuole consolare, essere affettuoso ecc. è in realtà il più feroce dei tormentatori. Anche nell'affetto bisogna essere soprattutto intelligenti".
Insomma, Diana Spencer (pace all'anima sua) non era stupida nemmeno un po'. È Antonio Gramsci che ve lo dice.